gioia su shame

27 gennaio 2012

Shame di Steve McQueen con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge, Nicole Beharie

Fuorviato da buona parte della stampa italiana, fatta di zie petulanti e zitelle, il pubblico si è presentato al cinema credendo di spassarsela con una versione aggiornata di brutti film anni ’80-’90 quali 9 settimane e ½ o Basic Instinct. Invece si imbatte in una rappresentazione tanto precisa quanto disperata della società capitalista e della posta in gioco di ordine psicologico che essa pone. La dipendenza raccontata da Shame è la manifestazione di un disagio profondo, di una tensione mortifera che germina e si gonfia sotto l’ammaliante patina del benessere contemporaneo.

Brandon è un giovane newyorkese, assai agiato, stimato sul lavoro, curato e di bell’aspetto, che scandisce in modo maniacale ogni attività della giornata – la doccia del mattino, gli impegni in ufficio, la cena, il coricarsi per dormire – con pornografia, masturbazioni, sesso occasionale, incontri con prostitute. Questa organizzazione meticolosa e segregante viene ostacolata dall’arrivo di Sissy, la sorella minore, ossessivamente alla ricerca di attenzione e affetto, che si stabilisce nell’appartamento del protagonista accrescendo in lui i motivi di tensione e mettendo in crisi il suo già precario equilibrio.

Il personaggio di Brandon è l’emblema della dissoluzione dell’alterità e dunque della dialettica. In Brandon l’Altro non esiste poiché non c’è il Simbolico, l’Immaginario dunque collassa nel Reale1.

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(Enrico Macioci, autore della raccolta di racconti Terremoto, edita da Terre di Mezzo, e del romanzo La dissoluzione familiare, i cui primi quattro capitoli vennero pubblicati in vibrisse e che, in seguito all’interessamento di Indiana Editore, sarà in libreria, per i tipi dello stesso, a fine febbraio 2012, qualche giorno fa ha onorato di un’encomiastica recensione Il suicidio di Angela B., mio primo e unico romanzo, edito quasi dieci anni or sono e da lui letto di recente. Gli ho domandato se potessi depositarla in questo blog).

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(Grazie all’intercessione di Alberto Fassina – che l’aveva in qualche modo commissionato – il natalizio racconto che segue venne pubblicato, in versione molto ridotta, nel settimanale della Diocesi di Padova La Difesa del Popolo, per il numero dedicato al natale 2000 – se non erro. Si tratta della mia prima cosa pubblicata. Sotto diversi aspetti, attinenti specialmente al controllo del “mezzo”, è a mio parere inferiore al coevo Falso Scrittore|Sacco di Merda. Ci ho lavorato del resto assai meno e la marcia all’instabile conquista della propria steppa presenta spesso, immagino, anche nella fase “gloriosa”, svariati contraccolpi. Ho integrato le parti tagliate dalla Difesa apportando alcune migliorie, soprattutto per quanto riguarda la ripetizione di azioni o affermazioni già espresse. Sono intervenuto invece più marcatamente nella parte iniziale in relazione alla sintassi. In buona sostanza, però, il testo si presenta com’era per lo meno nell’ultima, ritrovata “brutta copia”).

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